“Resistenza ideologica”: un’espressione forte, da maneggiare con cautela, frutto di un’analisi impietosa e forse di una realtà che a volte non riflette le aspettative. Ad utilizzare queste parole è Motus-E, associazione nata su impulso dei principali operatori industriali e dell’Accademia per promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.
Oltre a fornire dati e analisi puntuali sullo sviluppo del mercato, Motus-E svolge un ruolo di divulgazione culturale e di pungolo nei confronti della politica, dei media e dell’opinione pubblica per favorire la transizione del settore dei trasporti verso l’adozione di mezzi sostenibili.
Agli inizi di ottobre 2023 l’associazione ha commentato duramente i dati di settembre sulle vendite di auto elettriche. Erano dati deludenti, che vedevano un calo sullo stesso mese del 2022, poi recuperati in parte a fine anno con un incremento complessivo del 35,11% (Mobilità elettrica, in Italia un quadro con luci e ombre). Il 2023 si è comunque concluso con il Belpaese fermo a un quarto del risultato europeo: il 4,2% delle nuove immatricolazioni sono BEV, contro il 14.6% in Europa (I dati del mercato europeo).
In quell’occasione l’associazione ha descritto l’Italia come una «anomalia tra i grandi Paesi europei. Mentre a livello Ue il full electric continua a macinare record, infatti, nella Penisola le immatricolazioni stentano ancora a decollare».
Se questa è la “malattia”, qual è la diagnosi? Secondo il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, «l’anomalia italiana è frutto di più concause su cui è urgente aprire un serio confronto con tutti gli attori coinvolti».
Tra le cause ci sono un sistema di incentivi da migliorare e da estendere «in forma integrale ad aziende e noleggi», anche rivedendo «in chiave green la fiscalità sulle flotte, tema su cui abbiamo già lavorato a una proposta mirata» spiega Naso.
Non è sufficiente imputare l’anomalia italiana al gap tra Nord e Sud (Resta forte il gap Nord-Sud) perché considerando solo le regioni settentrionali, nei primi mesi del 2023, si otteneva un market share medio del 4%, calcola Motus-E, a fronte del 15,4% della Francia. Anche la “locomotiva” del Nord, insomma, arranca.
Tutto questo porta Naso a pensare che «in Italia si sia innescata una resistenza quasi ideologica all’auto elettrica causata dalla circolazione di informazioni fuorvianti e di incertezza sul quadro normativo». La soluzione è «che il dibattito pubblico su questi temi segua direttrici economiche, scientifiche e sociali, senza deragliare sotto la spinta di credenze e falsi miti».
Una strada che questo White Paper prova a percorrere, ad esempio raccontando i passi da gigante compiuti dalla tecnologia nell’ultimo decennio (Tecnologia, i passi da gigante dell’ultimo decennio) e smascherando le troppe fake news (Riconosci una bufala? 5 fake news sulla mobilità elettrica) che ancora circolano sulla mobilità elettrica.