White Paper sulla mobilità sostenibile - IX Edizione

Destagionalizzazione, da scelta obbligata a opportunità

Il turismo in Italia sta vivendo una trasformazione radicale, fortemente influenzata dai cambiamenti climatici. Le destinazioni, tradizionalmente legate a una stagionalità ben definita, si trovano oggi a dover ripensare le loro strategie. La destagionalizzazione turistica non è più solo una necessità economica, ma una risposta adattiva a un clima in mutazione, dove temperature estreme e eventi climatici improvvisi stanno ridisegnando l’offerta turistica.

Impatti dei cambiamenti climatici e adattamento

Le conseguenze economiche dei cambiamenti climatici sono significative. Secondo un rapporto di Federturismo pubblicato nell’ottobre 2024, con un aumento della temperatura globale di +1,5°C, le destinazioni italiane potrebbero perdere 75,4 milioni di euro all’anno in presenze internazionali. Un incremento di +4°C potrebbe ampliare questa perdita a 472,1 milioni di euro. Questi dati non includono l’impatto sulle presenze nazionali o i costi per mitigare gli effetti degli eventi climatici estremi, evidenziando l’urgenza di un piano di adattamento efficace.

Tra le regioni italiane più colpite, l’Emilia-Romagna, con 38,1 milioni di presenze turistiche nel 2022, deve fare i conti con alluvioni che mettono a rischio le sue infrastrutture. La Toscana, con 42,7 milioni di presenze, vede i suoi siti culturali e paesaggistici minacciati. Il Veneto, che registra 65,9 milioni di presenze, è esposto a eventi meteorologici intensi, specialmente a Venezia, già in lotta contro l’intensificarsi del fenomeno dell’acqua alta. Altre Regioni, come Sicilia, Puglia e Calabria, soffrono l’impatto delle ondate di calore estive, che riducono l’attrattività delle stagioni tradizionali.

Un nuovo trend emerge tra i viaggiatori: la “coolcation“. Con temperature sempre più elevate, il 51% dei turisti afferma che il cambiamento climatico influenzerà la pianificazione delle vacanze nel 2024. Oltre la metà (56%) dichiara di cercare destinazioni più fresche. Questo fenomeno alimenta la crescita del turismo legato all’acqua, che combina relax e benessere.

Presenze negli esercizi ricettivi per mese e residenza dei clienti
Residenti
Non residenti

Le buone pratiche internazionali

Diversi casi europei e italiani offrono spunti concreti su come affrontare il cambiamento climatico nel turismo. La Scozia ha sviluppato strategie basate su un toolkit per la creazione di piani d’azione climatici, coinvolgendo imprese, comunità locali e turisti. Attraverso campagne di sensibilizzazione, promuove itinerari sostenibili e incoraggia i visitatori a partecipare attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico.

In Spagna, la città di Valencia – che il 29 ottobre 2024 è stata colpita da una devastante alluvione, vivendo sulla propria pelle gli effetti tragici degli eventi meteo estremi – è stata la prima città al mondo a calcolare l’impronta carbonica del turismo, distinguendosi per il suo impegno ambientale. La città spagnola offre una rete di parchi naturali, percorsi ciclabili e zone pedonali. Con l’app Valencia Green Routes, i turisti possono esplorare il patrimonio verde, mentre iniziative di volontariato li coinvolgono direttamente.

Infine, la Norvegia si distingue con il programma “CO2rism”, che mira a misurare e ridurre l’impatto ambientale delle attività turistiche, adottando un approccio scientifico e responsabile al turismo sostenibile.

La montagna che cambia, oltre la neve

Nelle destinazioni alpine, il riscaldamento globale sta minacciando il turismo invernale. La riduzione della neve spinge le località a diversificare le attività, valorizzando le stagioni estive e autunnali. Tra le iniziative spiccano hackathon climatici, camp STEM per giovani e lo sviluppo di nuove figure professionali, evidenziando il ruolo delle comunità locali nell’adattamento.

In Europa, molte destinazioni stanno utilizzando il cambiamento climatico come leva di marketing. In Italia, l’arco alpino guida questo processo, promuovendo attività all’aperto e hub climatici per attirare turisti fuori stagione. In altre regioni, tuttavia, si registra un ritardo significativo. Ad esempio, destinazioni quali l’Emilia-Romagna e la Sicilia, pur colpite da eventi climatici estremi, non hanno ancora implementato strategie specifiche per affrontare il cambiamento climatico.

La destagionalizzazione turistica rappresenta una sfida cruciale per l’Italia e per l’Europa intera. Le destinazioni devono affrontare il cambiamento climatico con strategie adattive e innovative, trasformandolo in un’opportunità per attrarre visitatori in modo sostenibile. La sfida riguarda soprattutto le stazioni sciistiche a bassa quota: dieci di queste, sulle Alpi, sono coinvolte nel progetto BeyondSnow, finanziato dall’Unione Europea, il cui fine è elaborare strategie di transizione verso nuovi modelli di villeggiatura che possano funzionare in assenza di neve.

In Italia, il progetto Climate Hub di Courmayeur rappresenta un esempio virtuoso. Le azioni includono la riqualificazione di strutture alberghiere, hackathon climatici e la creazione di nuove opportunità professionali, trasformando il turismo alpino in chiave sostenibile e innovativa. Sempre più località montane inoltre sperimentano il modello del bike resort, o bike hotel, come Fai della Paganella, in Trentino, dove per la prima volta nel 2011 è stato aperto, in via sperimentale, un impianto di risalita per appassionati di mountain bike. Oggi in questa località il 65% dei visitatori arrivano tra aprile e novembre, dunque ben al di fuori della stagione sciistica.

Tra le buone pratiche segnalate dal rapporto Nevediversa redatto da Legambiente, infine, c’è anche quella promossa dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Matese Bike Team di San Potito Sannitico,

in provincia di Caserta, che approfitta delle nevicate invernali per organizzare escursioni in mountain bike sulla neve nella zona del Parco Regionale del Matese.

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