L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato COVID-19 una pandemia globale. Poco dopo, António Guterres – Segretario Generale delle Nazioni Unite – ha descritto la pandemia come “una crisi umana dalle molteplici minacce” e “la prova più grande che ci troviamo ad affrontare insieme dalla nascita delle Nazioni Unite”.
La pandemia ha avuto – e sta ancora avendo – un forte impatto su diversi settori economici: trasporti, viaggi e mobilità sono tra i settori più esposti a questo fenomeno. L’emergenza ha obbligato diversi governi a introdurre misure che hanno scompaginato gli asset tradizionali della mobilità (trasporti privati e pubblici, servizi di mobilità condivisa) e hanno dato forma – e stanno tuttora dando forma – a un processo di adattamento e ripensamento, aprendo la strada a nuove tendenze.
La paura del contagio ha inciso notevolmente non solo sulla mobilità, ma anche sulle scelte dei trasporti da parte delle persone. Secondo i dati dei rapporti della comunità COVID-19 di Google e di Apple che, pur non essendo precisi, sono fonti importanti per indicare le tendenze globali sulla mobilità durante la pandemia, il trasporto pubblico nel mondo ha toccato il punto più basso ad aprile, registrando un -76%, mentre il calo della guida privata ha raggiunto il -65% e quello degli spostamenti a piedi un -67%. Venendo all’Italia, a gennaio 2021, il Mobility Trends Report di Apple segnava ancora un -28% per la guida e un -46% per i trasporti pubblici.
Anche la mobilità in sharing ha dovuto affrontare delle sfide. Il rischio elevato di condividere veicoli con altre persone ha spinto molte aziende a sospendere i propri servizi. Uber ha dismesso il pooling in alcuni mercati e Lyft lo ha fatto in tutte le sue aree operative.
Quest’ultimo ha cercato di affrontare il crollo del lavoro offrendo ai propri autisti di lavorare per Amazon come acquirenti, magazzinieri o autisti.
E la micromobilità? Indice di una battuta di arresto sono state le decisioni prese da alcuni player del settore. Lime ha interrotto i suoi servizi in 23 dei 30 Paesi precedentemente serviti, Uber e Bird hanno interrotto le loro attività in quasi tutti i Paesi europei. Mano a mano che la pandemia attenua la sua morsa e gli spostamenti riprendono, la micromobilità potrebbe recuperare velocemente e superare i livelli pre-Covid. Secondo un’indagine di McKinsey, il numero di persone disposte a utilizzare regolarmente la micromobilità nella “prossima normalità” aumenterà del 9% per quella privata e del 12% per la quella condivisa rispetto ai livelli pre-crisi. Alla luce di queste tendenze, si ritiene che le soluzioni di micromobilità privata e condivisa sperimenteranno un completo recupero del numero di passeggeri-chilometri percorsi, senza un calo significativo dai livelli di precrisi.