Sarebbe stato poco realistico pensare che un ciclo macroeconomico come quello che stiamo vivendo, caratterizzato dai tanti fattori destabilizzanti che abbiamo conosciuto nel recente passato, non avesse strascichi sul periodo a venire. Lo sa bene il settore automotive che fino a luglio del 2022 ha visto ancora, come nei due anni precedenti, numeri fortemente in rosso.
Ma verso il finire dell’anno sembra essere tornato a brillare un timido sole sul settore. Le immatricolazioni dell’intero anno risultano 1.316.702 unità, con un calo del 9,7% sul 2021 e del 31,3% sul 2019, un livello non lontano dal minimo storico di 1.304.500 immatricolazioni del 2013. I numeri sono dovuti alle tendenze negative perdurate fino a luglio, ma da agosto in poi sono migliorati, facendo chiudere l’anno in bellezza con un bel +21% a dicembre 2022 rispetto al dicembre 2021.
Tuttavia, non si percepisce ancora un ottimismo convinto. Anzi, ci si interroga sulle cause di questa inversione: strutturali o contingenti? Nonostante i produttori abbiano ricominciato a evadere più facilmente gli ordini grazie ad un accesso più agile alle materie prime, semiconduttori e componenti essenziali, il 2022 resta indubbiamente un anno pieno di complessità e di instabilità sul fronte economico e geopolitico: a problematiche persistenti come la carenza di materiali e microchip, iniziate già nel 2021, si sono aggiunti il caro energia e la forte inflazione provocati dalla crisi ucraina. Così le previsioni sul futuro restano incerte: il persistere dei prezzi elevati dell’energia – che si ripercuotono anche su cittadini e imprese – e l’impoverimento generale del potere d’acquisto fanno permanere nuvole nere all’orizzonte.