Dai rapporti mensili di Terna risulta che fino a novembre 2022 l’elettricità richiesta in rete nei primi 11 mesi del 2022 è stata la stessa del 2021; la quota della produzione di elettricità da fonte rinnovabile è però calata dal 41,6% del 2021 al 36,6% nel 2022, quella da fonte fossile è quindi aumentata del 5%. Sebbene a gennaio 2022 si sia insediata la Commissione Nazionale PNIEC – PNRR con l’obiettivo dichiarato di “imprimere un’ulteriore accelerazione nella realizzazione di impianti per l’energia rinnovabile”, questa accelerazione non vi è stata.
Certo, c’è la complicità della siccità che ha quasi dimezzato l’apporto dell’idroelettrico, ma l’ostacolo burocratico resta comunque centrale. Dei 380 impianti di energia rinnovabile da analizzare da parte della Commissione, a fine settembre solo 1 eolico era stato approvato, mentre il 52% dei 322 impianti dedicati al solare erano ancora alla prima fase dell’iter burocratico. In altri termini: dei circa 300 gigawatt di richieste per la connessione inoltrate a Terna nel 2022, solo tre vedranno l’alba nel 2023. Le cause di questa situazione? Complessi meccanismi autorizzativi, rimpalli approvativi tra Commissione PNIEC – PNRR, Ministeri ed enti locali, effetto NIMBY ovvero opposizione da parte di comitati locali e territoriali, timori per il consumo di terreno agricolo e danni al paesaggio. Ma ricordiamo: entro il 2030 l’Italia si è impegnata con l’UE ad installare almeno 70 gigawatt di rinnovabili.