Secondo IEA, all’inizio del 2025 le energie rinnovabili diventeranno la principale fonte di produzione di elettricità a livello mondiale, superando il carbone. Si prevede che la loro quota nel mix elettrico aumenterà di 10 punti percentuali nel periodo di previsione, raggiungendo il 38% nel 2027. Le fonti rinnovabili sono l’unica fonte di generazione di energia elettrica la cui quota è prevista in crescita, mentre le quote di carbone, gas naturale, nucleare e petrolio sono in calo. L’elettricità prodotta dall’eolico e dal solare fotovoltaico più che raddoppierà nei prossimi cinque anni, fornendo quasi il 20% della produzione globale di energia elettrica nel 2027. Queste tecnologie variabili rappresentano l’80% dell’aumento della generazione rinnovabile globale nel periodo di previsione, il che richiederà ulteriori fonti di flessibilità del sistema. Gli asset flessibili come gli impianti a gas, le batterie e gli elettrolizzatori di idrogeno sono fondamentali per la stabilità della rete e per equilibrare la discontinuità delle rinnovabili. Secondo il McKinsey Energy Insights Global Energy Perspective 2022, si stima che le implementazioni di capacità flessibile possano rappresentare circa il 25% delle aggiunte totali tra il 2030 e il 2035, con l’idrogeno, i veicoli elettrici e le batterie che daranno un contributo decisivo. Solo l’idrogeno verde rappresenterà il 28% della domanda di energia entro il 2050 e si prevede che esso possa contribuire come meccanismo di stoccaggio per la produzione di energia. Le turbine a gas convertite in idrogeno possono fornire ulteriore flessibilità. Le nuove tecnologie, come il vehicle-to-grid e l’accumulo di energia a lunga durata, potrebbero svolgere un ruolo chiave se raggiungono la maturità tecnologica e si dimostrano efficaci dal punto di vista dei costi.
Indice di autonomia energetica in UE-27 e Regno Unito (percentuale) 2019.
Elaborazione di The European House- Ambrosetti su Dati Eurostat 2022
E il nucleare? Ha fatto parlare di sé l’esperimento di fusione nucleare avvenuto a dicembre 2022 nel laboratorio nazionale ‘Lawrence Livermore’ in California che per la prima volta ha prodotto più energia di quella necessaria per innescarla, riproducendo il processo che avviene nel Sole. Una svolta storica sicuramente, ma da qui al 2050 non ci aiuterà. Come infatti ha affermato Kim Budin, direttrice del laboratorio, “ci vorrà molto tempo prima di arrivare ad una svolta anche industriale dell’esperimento”. Per quanto invece riguarda le tradizionali centrali a fissione nucleare, esse stanno dando un contributo importante alla carenza improvvisa di fonti fossili dovuta alla crisi ucraina, oltre a svolgere il consueto ruolo di baseload all’interno del sistema elettrico, andando a bilanciare l’intermittenza delle rinnovabili. In questo senso, alcuni Stati europei stanno modificando i loro piani di dismissione del nucleare. Ad esempio, il Belgio ha deciso di estendere la vita e l’utilizzo di due dei suoi reattori che continueranno a funzionare per altri 10 anni, invertendo un piano precedente, proposto per la prima volta nel 2003, che prevedeva la dismissione di tutti gli impianti belgi entro il 2025.