Fenomeno fake. Spunti per un approccio consapevole

Fake news” è stata la parola definita nel 2017 “word of the year” dal celebre Collins Dictionary che la definisce come “informazione falsa, spesso sensazionale, diffusa sotto le spoglie di una notizia di informazione”. Anche il settore della mobilità elettrica non è immune dal fenomeno e già nella IV edizione di questo documento si erano analizzate le false credenze più diffuse, citando documenti e fatti per confutarle. Poiché la disinformazione limita la possibilità di un approccio e una scelta consapevole all’argomento, abbiamo deciso di continuare anche in questa edizione l’analisi di alcune fake news, citando fonti e strumenti per sfatarle, nella convinzione che solo una scelta basata su fatti reali e non miti sia la più idonea per trarre vantaggio dalla trasformazione in atto.

1. FAKE NEWS

È impossibile smaltire le batterie
In realtà c’è qualcosa di vero in questa fake news ovvero che le batterie non si smaltiscono completamente, però si recuperano, riciclano e riutilizzano. E negli ultimi anni la filiera di riciclo delle batterie si è rafforzata, con nuove tecnologie in grado di recuperare non solo i materiali più preziosi (nichel e cobalto), ma anche litio e manganese. Una di queste tecnologie è addirittura Made in Italy. Questo sia in Europa, dove la Commissione ha appena proposto di aggiornare la legislazione dell’UE sulle batterie e di armonizzarla con il Piano d’Azione per l’Economia Circolare, sia nel resto del mondo dove sebbene manchi il supporto della legislazione, abbiamo visto come giganti del calibro CATL e BYD stiano creando una vera e propria filiera per il recupero, riciclo o riutilizzo delle batterie.

2. FAKE NEWS

Le auto elettriche possono facilmente prendere fuoco ed è difficile estinguere l’incendio
Per contro-argomentare la prima parte di questa affermazione prendiamo in prestito le parole di Jan Bauke, esperto di protezione e soccorso del colosso assicurativo Zürich che sottolinea come prima di immettere un veicolo elettrico sul mercato, i produttori debbano soddisfare severe condizioni concernenti la protezione antincendio e che «In base alla nostra esperienza, la percentuale dei veicoli elettrici che prendono fuoco è paragonabile a quella delle automobili con un motore convenzionale. Nell’ambito di uno studio abbiamo anche osservato le caratteristiche dell’incendio di un veicolo elettrico in galleria. E anche in questo caso non abbiamo riscontrato un maggior potenziale di pericolo». Per quanto invece riguarda l’estinzione, l’esperienza di Karl-Heinz Knorr e dell’Associazione tedesca dei vigili del fuoco di cui è vicepresidente è chiara: le auto elettriche bruciano in modo diverso rispetto a un veicolo tradizionale, ma in caso di incendio non ci sono differenze tra un’auto elettrica e un veicolo convenzionale.

3. FAKE NEWS

Migliaia di auto elettriche in ricarica manderebbero in tilt la rete
Per contro-argomentare questa fake news riprendiamo i dati raccolti dal significativo studio a firma dallRSE intitolato “E… muoviti! Mobilità elettrica a sistema”. RSE ha realizzato uno scenario che considera la progressiva diffusione di auto completamente elettriche (BEV – Battery Electric Vehicles) e di auto ibride (PHEV – Plug-in Hybrid Electric Vehicles). Secondo questo scenario si ipotizza che nel 2030 potrebbero esserci in Italia circa 10 milioni di veicoli ricaricabili da rete (BEV + PHEV), ovvero un quarto del parco auto circolante complessivo. A fronte di questa diffusione, quali potrebbero essere le possibili ripercussioni sulla rete elettrica nazionale? I consumi annui del parco auto elettriche considerato al 2030, corrisponderebbero a 18,7 TWh incluse le perdite di rete, ovvero solo un +5% rispetto alla domanda energetica nazionale di oltre 350 TWh/anno. Secondo lo studio RSE, con solo piccole variazioni della produzione da parte di centrali esistenti sarà possibile gestire l’impatto della mobilità elettrica sul Sistema nazionale
Saranno inoltre anche i modelli di business a giocare un ruolo fondamentale nel definire il potenziale di successo di questa tecnologia.

4. FAKE NEWS

L’auto elettrica inquina come le auto diesel o benzina
Quello del confronto tra diesel e auto elettrica in termini di inquinamento è un tema su cui si sono versati fiumi di inchiostro.
Anziché guardare ai singoli studi, prendiamo in considerazione uno strumento di calcolo sviluppato dall’associazione Transport&Environment che raccoglie tutti i dati più aggiornati sulle emissioni di CO2 legate all’utilizzo di un’auto elettrica, diesel o benzina. Lo strumento prende in considerazione tutti i possibili criteri come la quantità di CO2 emessa durante la produzione di elettricità o la combustione di carburante, nonché l’impatto del carbonio dell’estrazione di risorse per le batterie o della costruzione di una centrale elettrica.Il risultato? Le auto elettriche in Europa emettono, in media, quasi 3 volte meno CO2 rispetto alle equivalenti auto benzina / diesel. Nella peggiore delle ipotesi, afferma Transport&Environment, un’auto elettrica con una batteria prodotta in Cina e guidata in Polonia emette ancora il 22% in meno di CO2 rispetto al diesel e il 28% in meno rispetto alla benzina. E nel migliore dei casi, un’auto elettrica con una batteria prodotta in Svezia e guidata in Svezia può emettere l’80% in meno di CO2 rispetto al diesel e l’81% in meno della benzina. Guardando al futuro e a una rete europea che fa sempre più affidamento sulle energie rinnovabili, le auto elettriche ridurranno di quattro volte le emissioni di CO2 entro il 2030.

5. FAKE NEWS

L’estrazione delle materie prime danneggia l’ambiente e le comunità
Queste preoccupazioni sono sicuramente il segnale che la nostra sensibilità, a livello ambientale, sta aumentando. Molte grandi case automobilistiche, infatti, richiedono ai propri fornitori di rispettare rigorosi standard di sostenibilità e applicano la tecnologia della block-chain per il tracciamento di materie e processi. In Europa, la proposta della Commissione di aggiornare la legislazione dell’UE sulle batterie e di armonizzarla con il Piano d’Azione per l’Economia Circolare prevede che esse vengano prodotte anche “con il minor impatto ambientale possibile, utilizzando materiali ottenuti nel pieno rispetto dei diritti umani, delle norme sociali ed ecologiche”. Per quanto invece riguarda la disponibilità di materie prime – e qui ci si riferisce soprattutto a litio, cobalto, manganese, nichel – secondo l’Agenzia tedesca per le materie prime (DERA), le riserve globali dureranno per circa 150 anni. Al contempo si stanno affermando tecnologie che controbilanceranno l’aumento della richiesta: le batterie richiedano sempre meno minerali per la loro costruzione e la creazione di una filiera del riciclo permetterà di soddisfare almeno in parte la domanda.

Fenomeno fake. Spunti per un approccio consapevole - Ultima modifica: 2021-03-03T15:37:35+01:00 da Repower

FAKE NEWS MOBILITÀ ELETTRICA
dalla IV edizione del white paper 2020

In questo specchietto si riprendono nei titoli le fake news trattate nella quarta edizione del white paper Repower. Alcune
di esse, pur già confutate l’anno scorso, trovano un nuovo “debunking”:
Le auto elettriche costano troppo
Le auto elettriche inquinano più di quelle diesel
Le auto elettriche inquinano più di quelle diesel nell’intero ciclo di vita
La produzione di energia elettrica per caricare le batterie causa emissioni climalteranti superiori a quelle causate dalla combustione di diesel o benzina
Nel nostro Paese non ci sono abbastanza colonnine per affrontare un viaggio senza paura di esaurire l’autonomia

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