Da accumulo mobile a stazionario: la seconda vita delle batterie

Anche l’Italia fa la sua parte nel panorama mondiale e vanta diverse iniziative per il recupero delle batterie esauste. Tra queste la prima filiera italiana per il riciclo e recupero delle batterie al litio, un progetto a più voci che coinvolge storiche aziende italiane dell’energia e dell’ambiente, nonché alcune tra le più importanti associazioni di categoria dell’automotive e di poli dell’innovazione considerati eccellenze internazionali.

Tra esse emerge Cobat, piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare con un particolare focus sulla raccolta e il riciclo delle componenti delle autovetture, a partire dalle batterie. L’obiettivo della filiera è garantire il recupero della funzionalità di queste batterie. Ma non solo. Si mira a riconvertirle in sistemi di accumulo stazionari. Ovvero? Quando la batteria di un’auto elettrica non è più in grado di alimentare in maniera adeguata il veicolo, può essere rigenerata e utilizzata all’interno di sistemi di stoccaggio dell’elettricità derivante dalle fonti rinnovabili. Nonostante, infatti, la vita utile di una batteria al litio per auto elettrica sia pari a circa 10-12 anni, rimane poi una capacità residua che, se la rende inadatta per una vettura, la rende più che adatta per un altro utilizzo.

Le procedure di riconversione comprendono processi innovativi di testing, di assemblaggio e riassemblaggio che sono attualmente oggetto di sviluppo e ottimizzazione sia dal punto di vista tecnico che economico. Questo progetto fornisce una seconda vita alle batterie, in accordo con i principi fondamentali dell’economia circolare.

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